giovedì 6 febbraio 2020

Il fumetto secondo Beaujean


Trovate qui sotto, tradotte come ho potuto, le dichiarazioni di Stéphane Beaujean, direttore artistico del Festival di Angoulême, sullo stato di salute del Fumetto (o meglio della Bande Dessinée) e sulle prospettive del settore per editori e autori.
In una sua lunga e interessante intervista rilasciata a Franceinfo, interrogato sull'attuale successo del fumetto, ne spiega così i motivi:
"Il primo è economico. Il fumetto per un secolo è stato disprezzato e considerato roba da ragazzi. Quando, alla fine del secolo scorso, ha cominciato a diversificarsi sia per generi che per pubblico grazie all'arrivo di case editrici indipendenti, è riuscito a raggiungere tutto un pubblico al quale non si era mai rivolto. Questo fenomeno è durato vent'anni, dal 1995 al 2015, e i suoi effetti perdurano ancora, conquistando nuovi territori nelle librerie generaliste come prima non succedeva. Ma non è solo questo: c'è anche il dinamismo del mercato francofono, il solo che importa le culture di tutto il mondo. Se degli autori nascono In Israele, in Brasile o da qualsiasi altra parte e trovano spazio nella nostra editoria, questo apre ancora nuovi territori. Questo prova che l'apertura culturale, l'apertura al mondo è un buon motore economico."


Alla domanda se il Fumetto sarà l'arte del XXI secolo, Beaujean risponde negativamente:
"Siamo entrati nell'era del digitale, e credo che le nuove forme d'espressione che verranno saranno digitali. Però queste non ci sono ancora, e nell'attesa c'è un vuoto. E in questo vuoto, ci sono forme di espressione capaci di occuparlo. Credo che il fumetto sia ben avviato per riempire questo posto vacante, giacché siamo in un periodo di transizione, in termini di linguaggio. Con la rivoluzione digitale è cambiato il modo di fare comunicazione, che passa sempre più attraverso l'immagine. Non mi meraviglia perciò che il fumetto sia di moda in questo momento, e non è detto che debba tramontare quando appariranno le nuove espressioni digitali che dicevo."


L'intervistatore gli chiede come si spiega la concomitante buona salute dell'editoria a fumetti e la crescente sofferenza degli autori:
"Bisognerebbe fare una riflessione sulla catena del libro. Se si guarda la ripartizione nella catena del libro nel secolo trascorso, si nota che la parte di ridistribuzione attribuita alle diverse maglie è evoluta nel corso del tempo. Una volta stampare un libro costava caro, oggi costa molto meno; prima bisognava stampare 30.000 copie per avere un guadagno, oggi spesso basta stamparne 3000; le librerie prendevano una certa percentuale, come i distributori... editore, stampatore, distributore, libreria... la percentuale di ognuno variava in funzione dei cambiamenti dell'industria. L'unica percentuale che non è mai cambiata è quella del diritto d'autore. Bisogna fare uno studio, su questo fenomeno."

E aggiunge:
"Come autore, sei un 'mercenario': vendi i tuoi servigi al miglior offerente. E non sei un salariato. Nello stesso tempo sei libero. Dal momento che i mercenari diventano troppi, però, la situazione si complica. Allora, si può fare come negli Stati Uniti (e come in Italia, per quello che riguarda la produzione seriale da edicola, NdR) dove non sei più un autore, ma un esecutore che lavora per un'impresa che gli dice cosa scrivere e disegnare. E se non sei contento, è il produttore che ha ragione. E' un modello di creazione industriale che garantisce degli introiti decenti. Ma se vuoi essere libero la situazione si complica, nel momento che ci sono troppe persone nella stessa condizione. Un autore guadagna in funzione delle vendite del libro. Ma circa il 70% dei libri non sono redditizi. Questo significa che la funzione "mutualistica" dei guadagni dell'editore è significativa, poiché si può dire che il 30% dei libri mantiene il 100% degli autori."


Al giornalista che gli chiede se una regolamentazione dei compensi potrebbe aiutare, Beaujean dice:
"Oggi, è triste ma occorre farsene una ragione, se si mettono in campo dei sistemi per regolamentare gli investimenti dell'editore o quelli della catena del libro, molti autori resteranno senza lavoro. In questi ultimi vent'anni i costi di produzione del libro sono calati molto, consentendo agli editori di ridurre il proprio rischio. Ma per abbassarlo davvero, l'editore deve ridurre anche il costo dei diritti d'autore. Vent'anni fa, se un editore non era più che convinto del valore di un autore, non avrebbe stampato il suo lavoro, perché anche solo stamparlo sarebbe costato troppo. Oggi, anche senza essere troppo convinto, l'editore si dice 'vabbe', se non mi costa troppo caro, ci posso provare'. E così ci ritroviamo in una situazione nella quale gli editori rischiano, ma cercando di farsi meno male possibile. E per questo l'autore deve costare poco. Dunque, se si obbliga l'editore a pagare meglio l'autore, lui semplicemente deciderà di non prendersi il rischio. Un sacco di autori che oggi arrivano a essere pubblicati, non lo saranno più. Non saranno pagati meglio, di fatto non avranno più lavoro."


L'intervistatore chiede se questa non è una scusa degli editori per sottopagare gli autori.
"No, è la realtà. Nessuno può obbligare un editore a pubblicare. E se viene obbligato a pagare di più gli autori, smette di pubblicare quelli di cui non è sicuro. Poi, ci si può domandare se questo è un male. Questo porterebbe ad avere una produzione più mirata, e soprattutto più sostenuta. Perché stampare un libro non serve a niente, se non lo sostieni opportunamente impiegando risorse nel marketing, nella comunicazione ecc.; cosa che non puoi fare se hai deciso a priori di non rischiare troppo, mentre pubblichi molto. Così ci ritroviamo in una situazione in cui ci sono molti autori mal pagati che fanno dei libri che hanno pochissime speranze di vendere perché gli editori non possono permettersi di sostenerli come si dovrebbe. E non sono gli editori, la causa di questa situazione. Guardiamo la catena del libro: oggi le librerie possono ordinare tutti i libri che vogliono, e metterne in resa altrettanti, creando un meccanismo in cui si stampa, si stampa e quello che non si vende si rispedisce indietro. Così nemmeno il libraio ha motivo di sostenere i libri che ordina; anche lui non si prende rischi. Questo non esiste in nessun altro tipo di commercio: se compri dei maglioni e poi non li vendi, li metti in saldo. Che nessuno rifletta sulla perversione di questo meccanismo mentre la produzione si è moltiplicata per 7, o sul fatto che i diritti degli autori sono gli stessi dell'inizio del secolo scorso, mi sembra folle. Se le altre maglie della catena si sono ripartite diversamente i benefici lungo tutto il secolo scorso, come mai gli autori non sono mai stati invitati a questa ridistribuzione? Si è ritenuto che non fosse necessario consultarli, e invece bisognava farlo. Gli editori non l'hanno fatto non perché sono malvagi, ma perché sono gente pragmatica che agisce giorno per giorno.
La legge di Jack Lang del 1984-85 ha permesso sul momento di proteggere l'economia del sistema del libro, ma non sono sicuro che quei meccanismi siano utili ancora oggi. Non dico che lo siano o non lo siano, dico che è un problema che andrebbe studiato."

Quanto alla soluzione, Beaujean è lapidario:
"L'unica soluzione è la decrescita in termini di produzione. Per vent'anni c'è stata una crescita data dai fenomeni industriali: calo dei prezzi di produzione, arrivo dei manga che portano grande redditività... quando il 15 o il 18% viene dai manga, si creano dei benefici che gli editori possono investire nella creazione, ma il sistema editoriale non è coordinato come servirebbe: dovrebbe scegliere meglio i libri che pubblica, accompagnarli meglio lungo il percorso commerciale, avere un dialogo maggiore con gli autori per ottimizzare la realizzazione, accordando più tempo e più risorse alla creazione."








mercoledì 31 luglio 2013

Se il Ragno acchiappa il Topo...


Leggiamo su Repubblica (ma la notizia è apparsa su molti altri quotidiani e nei principali telegiornali) che "la Panini di Modena, famosa per le figurine dei calciatori, ha siglato un accordo preliminare per rilevare la divisione periodici della Disney (Disney Publishing), che pubblica Topolino e altre riviste per bambini come Bambi, Winnie the Pooh e Witch. Lo riporta l'agenzia Ansa, citando fonti sindacali.
Secondo quanto riporta l'agenzia, l'operazione interessa 22 dipendenti della Disney Publishing, metà dei quali giornalisti e metà poligrafici, pari a circa un decimo del totale della Disney Italia. Panini avrebbe concordato una licenza di 6 anni per la pubblicazione dei periodici, subordinando l'operazione alla possibilità di trasferire le attività nella sede di Modena. I sindacati hanno avuto alcuni incontri con la Disney a partire dallo scorso 17 giugno e un incontro con il capo del personale della Panini lo scorso 26 luglio, che avrebbe confermato l'intenzione di trasferire i dipendenti da Milano a Modena.
Il gruppo Panini, per come si presenta sul suo sito internet, oltre alla divisione delle celebri "figurine" opera con una divisione di New Media, una divisione Panini Publishing e una di distribuzione di fumetti. L'azionariato della società vede presenti nella compagine del capitale la famiglia Merloni e il manager Aldo Hugo Sallustro, che hanno riportato in Italia la società dalle mani dell'americana Marvel. L'esercizio 2012 - secondo quanto riportato sul sito del gruppo - si è concluso con vendite per 637 milioni di euro in 110 Paesi. Nei giorni scorsi è emerso sulla stampa un interessamento al gruppo - accreditato di un margine operativo lordo nell'ordine dei 100 milioni - da parte di alcuni grandi fondi di private equity come Clessidra, Carlyle e Axa con Alpha.
Il cambio di sede non piace però ai dipendenti di Topolino, che preferiscono restare a Milano anziché trasferirsi a Modena: in una nota sindacale diffusa a seguito di una serie di incontri tra la Rsu, il Cdr, la Slc-Cgil e l'Associazione Lombarda dei giornalisti prima con la Disney e, più recentemente, con la Panini, si annuncia la decisione di scioperare fin da oggi contro i trasferimenti."

L'acquisto è sospetto, in un momento in cui la stessa Panini è in vendita, e la richiesta di trasferimento dei dipendenti da Milano a Modena ha tutta l'aria di un modo trasversale per liberarsi di personale che all'eventuale acquirente del gruppo modenese potrebbe far apparire poco redditizio tutto l'asset.
Ovviamente, poi, nessuno parla degli Autori che, in quanto non sindacalizzati, per il mondo dell'informazione semplicemente non esistono.
Per fortuna oggi c'è internet e, se vogliono farsi sentire, possono organizzare un veloce dibattito in rete (anche a commento di questo stesso post, se lo desiderano, o sulla pagina Facebook di uno di loro) e stilare un comunicato condiviso da far poi arrivare alla stampa.
Forza, sceneggiatori, disegnatori e coloristi disneyani, è ora di alzare la voce!

lunedì 29 ottobre 2012

Professionisti, si discute!

Torna l'annuale appuntamento di Lucca Comics and Games, e i professionisti del Fumetto (ma anche dell'Illustrazione, del Cartooning e chi più ne ha più ne metta) tornano a dibattere sui problemi della categoria e del mercato. Gli incontri sono due. Entrambi imprescindibili.


venerdì 13 luglio 2012

A Rimini si studia... gratis!





Laura Scarpa docente dello stage di fumetto di Riminicomix
Palazzina Roma (Piazzale Fellini, Rimini), 20-21-22 Luglio, orario: 15.30-17.00

Sarà la fumettista e illustratrice Laura Scarpa – tra i più apprezzati autori completi in Italia - a dirigere lo stage di fumetto che tradizionalmente viene organizzato presso Riminicomix. Lo stage è aperto a chiunque - esperti, curiosi, appassionati - voglia concedersi una full-immersion nella realizzazione di una storia a fumetti, toccandone tutti i passaggi: la scintilla di partenza, l’idea, il soggetto, la sceneggiatura, il disegno. Insomma, raccontare per immagini. Con quali termini, metodi e strumenti, cercando di capire come e perché un dialogo è avvincente o noioso, se e quando una tavola è efficace o banale.

Il programma dello stage:
1° giorno - Fare un fumetto senza (quasi) disegnare. I punti di vista del racconto.
2° giorno - Ritmo narrativo e sequenza di immagini.
3° giorno - Le parole disegnate.

L'insegnante:
Nata a Venezia nel 1957, Laura Scarpa si trasferisce a 20 anni a Milano e da più di 10 anni vive e lavora  a Roma. Nasce come autrice di fumetti (alcuni libri, di cui l’ultimo è Amori Lontani, per Kappa edizioni, e serie su riviste come linusSnoopyBlueMondo Naif…), ma alterna questa sua attività, che comprende la scrittura e il disegno, con l’illustrazione per ragazzi, l’editing e l’insegnamento. Ha fondato l’Associazione Culturale ComicOut (comicout.com) per la cultura e la diffusione del fumetto, dirige la rivista Scuola di Fumetto (e ANIMAls), la collana Lezioni di fumetto, e i corsi on-line di fumetto, sceneggiatura e illustrazione Ascuoladifumetto-online (ascuoladifumetto-online.com). Il suo blog disegnato caffèacolazione.tumblr.com è seguito da migliaia di “lettori” di tutto il mondo. Da esso è stato tratto l'omonimo libro per Coniglio Editore.

Lo stage è gratuito, previa iscrizione (Segreteria Cartoon Club: tel. 0541-784193, segreteria@cartoonclub.it). Ai partecipanti, Riminicomix fornisce anche il materiale necessario (carta, penne, matite, gomme, etc) per svolgere le esercitazioni.



Ufficio stampa: Paolo Pagliarani (pagliarani@notorius.org, www.cartoonclub.it)
Tel. 0541/1836293 - Fax 0541/1836294 - Cell. 338/5712759





sabato 9 giugno 2012

Genova per noi (fumettisti)

Si terrà il 29 giugno alle 16,30 presso la Sala del Munizioniere di Palazzo Ducale l'incontro “L'EDITORE, L'AUTORE E GLI ACCORDI NEL MONDO DELL'IMMAGINE” (ingresso libero). Saranno presenti Ivo Milazzo, Presidente e Referente della Commissione Legale dell'Associazione Illustratori, il saggista Fabio Gadducci, il Presidente di Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura Luca Borzani e il Direttore Artistico della Genoa Comics Academy Luca “Laca” Montagliani. Attraverso una panoramica storica si analizzeranno passato, presente e futuro degli accordi contrattuali con gli editori. Nel corso dell'incontro verrà presentato il testo del Contratto Nazionale per l'Editoria, basato sulle migliori consuetudini e realizzato con la collaborazione di editori che poi l'hanno adottato. L'Associazione Comics Academy e Creative Cities, promotori dell'incontro, ritengono che possa essere un supporto fondamentale per chi voglia operare professionalmente nel campo dell'editoria per ragazzi. Il contratto si pone come una valida alternativa alle ormai inadeguate convenzioni tra editori e autori, che rivelano anche in termini giuridici la loro inadeguatezza alle attuali dinamiche professionali. A margine dell'incontro sarà presentato il volume “Eccetto Topolino. Lo scontro culturale tra fascismo e fumetti” volume che affronta la questione del proibizionismo dei fumetti in Italia e la storia del diritto d'autore a partire dagli anni '30.

lunedì 24 ottobre 2011

Associazione? No, lobby!


Si avvicina Lucca, e anche quest'anno sono previsti incontri tra e per autori. Sotto troverete luoghi e orari.
Ma prima vale la pena di spendere cinque minuti per leggere il "sasso nello stagno" lanciato da Alfredo Accatino con una "Lettera aperta ai creativi e ai lavoratori della mente":
"Cari creativi,
vi chiedo di leggere questo post. Ci metterete 5’. Parla di voi. Dopo, sarete un po’ incazzati. Forse, più motivati. Magari saprete cosa fare. Altrimenti, postate una canzone. Ora passo al tu. Se appartieni al 94% di chi “non” possiede o dirige un’azienda di successo, con i riconoscimenti che ne derivano, contratti o dividendi, prendi un foglio di carta e scrivi su quali forme di tutela puoi contare. Fatto? Che prospettive ritieni di potere avere, superati i 50 anni, se non dovessi divenire titolare, dirigente, star acclamata? E se ti trovassi nella condizione di doverti ri-immettere sul mercato? Oggi, su quali garanzie puoi contare sotto il profilo sanitario, pensionistico, in caso di malattia, disoccupazione, maternità Se invece sei un libero professionista o un free lance, che tutele hai su pagamenti e tempi? Quali spese scarichi? E gli utili corrispondono agli studi di settore? Se hai un contratto a progetto, a chi ti puoi rivolgere per mutui o finanziamenti? Se stai iniziando ora, quali aiuti hai ricevuto per lo start up? E, infine, se hai un’idea innovativa, chi è pronto ad ascoltarti? Che strumenti hai per proteggerla? Ma soprattutto, chi riconosce il tuo valore, e ti considera una forza importante e strategica? Chi ci rappresenta? Quale corrispondenza esiste tra le nostre idee, la nostra visione del mondo e delle cose, l’amore per il bello in tutte le sue forme, e il sistema Paese? Se, al contrario, appartieni a quel 6% che ottiene onori e premi, chiediti quanto sei veramente tutelato, e se non hai anche tu, stampigliata da qualche parte, la data di scadenza. Cosa succede se un fondo ti acquisisce e decide che non sei performante? Se litighi con soci, se soffri di ansia da prestazione, se il tuo mercato viene travolto dalla crisi, se improvvisamente ti pesa fare l’ennesima notte? Ma soprattutto, chiediti cosa puoi fare tu per il 94% di talenti che, meno di te, hanno ottenuto visibilità, guadagni, opportunità. In Italia non esistono cifre che dicano quanti siano i professionisti che svolgono attività finalizzate alla creatività. I “creativi”, semplicemente, non esistono. Eppure siamo quelli che costruiamo, ogni giorno, l’immagine della filiera industriale e commerciale, in alcuni casi, sogni e tendenze. Quelli che progettano le piattaforme dove ci si confronta. Che creano stili, storie e visioni da condividere. Disegnano il presente. Io ritengo che in Italia siano più di 2 milioni le persone che vivono delle proprie capacità creative. Il doppio se si considerano ambienti di riferimento e indotti. Non siamo identificati, rappresentati, tutelati, rispettati, valorizzati. Facciamo un lavoro logorante, che spesso riduce la capacità competitiva con l’avanzare degli anni. Prigionieri di stereotipi che ci vedono modaioli e svagati, con il bigliardino all’ingresso e il lupetto nero, sempre alle prese con cose divertenti. In realtà protagonisti di quella fuga di cervelli che porta i più intraprendenti di noi ad andare all’estero per poter vivere e realizzare le proprie idee. Facciamo un lavoro anonimo. Senza diritto d’autore, con ritmi superiori a qualsiasi regime contrattuale, disposti a lavorare di notte e nei festivi, sulla scia di quell’entusiasmo e disponibilità che è insita nel nostro lavoro, al quale non potremmo rinunciare, ma che diviene regola in luogo di eccezione. Ma non siamo missionari e non stiamo salvando la vita a dei bambini. Siamo solo uno strumento del sistema industriale. Lavoratori dell’immateriale, braccianti della mente. Eppure, insieme alla ricerca tecnologica, rappresentiamo l’identità storica della nazione, il made in Italy, quello che ancora ci garantisce un briciolo di credibilità nel mondo. Ci confrontiamo e diamo voce alle culture giovanili e riformiste, invisibili e marginali per i media e il potere quanto lo siamo noi. Sperimentiamo tecnologie e linguaggi. Pensiamo internazionale. Siamo quelli che hanno contribuito alla creazione della cultura web e social, della quale conosciamo, più di tutti, dinamiche, linguaggi e modalità. Ma non siamo mai coinvolti nelle scelte e nelle soluzioni. Mai consultati, mai coinvolti nei processi decisionali sui grandi temi di questa società. Che rinuncia, di fatto, a valorizzare uno straordinario capitale di energia e innovazione. Mi spiace dirlo, ma le associazioni di categoria in questo momento non hanno più senso. Così come il parlare di pubblicitari, grafici, architetti, e di mille altre piccole nicchie. Sono finite le corporazioni. Potranno essere utili solo dopo, per specifiche esigenze di settore, per l’aggiornamento professionale e il confronto tecnico. E poi, basta. Non ci sono creativi fighi e creativi di serie B. O lo sei, o non lo sei. Il cambiamento che vi propongo è di mentalità e di visione. Siamo e siete un’unica entità, qualunque cosa facciate: creativi per pubblicità e eventi, copy, art, graphic & industrial designer, visualizer, web. Ma anche artisti, autori, stilisti, scenografi, light designer, montatori, sceneggiatori, story editor, coreografi, registi, fotografi, progettisti, blogger, compositori, video maker, illustratori, costumisti, direttori artistici, curatori, artigiani di ricerca, traduttori, ghost writer… Nelle grandi città, come in provincia, dove maggiori sono le difficoltà. Occorre spostare il livello di percezione/visibilità. Piantarla di fare gli individualisti. Divenire massa critica, movimento di opinione, influencer. Smettere di pensare all’orticello per acquisire quella che il buon Pasolini chiamava “coscienza di classe”.
Se il mondo non ci considera, usiamo le metodologie che il mondo comprende.
Diventiamo lobby
Impostiamo una rivendicazione sindacale (sì, avete letto bene)
E quindi, diveniamo Gruppo di Pressione.
Anche in un momento di crisi, che potrebbe far sembrare irrealizzabili e utopiche queste istanze. Perché è quando si è in curva che occorre spingere sull’acceleratore. Primo passo, renderci visibili, sollevando il problema. Al pari di quanto hanno fatto pochi anni fa i nostri colleghi sceneggiatori americani. Blocchiamo il giocattolo. Occupiamo la rete. Facciamoci vedere. Anche nelle strade. Senza sentirci obbligati a dover, per forza, fare manifestazioni fighe e creative.  Poi, diveniamo piattaforma. Cosa chiedere? Di ascoltarci. Di avere, in questo paese, un ruolo consultivo e decisionale. Ma anche ciò che hanno ottenuto tante altre categorie che, nella storia, prima di noi, hanno affermato in maniera organica i propri diritti: 
1 - Tutela dei più giovani, con contratti a progetto e stipendi che assomigliano al conto di un ristorante. Regolazione del sistema stage e incentivi per chi assume. Finanziamenti o prestito d’onore per attrezzature e alta formazione
2 - Garanzia di tempi e modalità di pagamento per professionisti esterni e free lance. Con possibilità di accedere in maniera diretta a un collegio arbitrale per la risoluzione di problematiche professionali
3 - Istituzione di un Fondo di Solidarietà, pagato contestualmente alla prestazione d’opera, o inserito direttamente nel contratto. Destinato ad aiutare chi si trova a vivere momenti di difficoltà, per maternità, problemi di salute, disoccupazione. Con tassi agevolati per mutui e fidi
4 - Diritto d’autore per nuove categorie o forme espressive, per ridurre una disparità di trattamento non più giustificabile. Anche alla luce della recente sentenza Bertotti contro Fiat.
5 - Adeguamento legislativo del concetto di "idea", oggi del tutto privo di rilevanza e tutela giuridica.
6 - Nel caso di partita IVA, iscrizione in categoria separata, con imposta calcolata al 75%, come avviene nell’ambito della cessione dei diritti. O inserimento delle categorie nella gestione Enpals, inserendo il concetto del "collocamento"
7- Facilities per l’aggiornamento professionale, per il consumo di beni culturali e soggiorni all’estero, elementi ala base del nostro lavoro
Diritti, si badi bene, che non devono essere appannaggio del soggetto singolo, ma anche di aziende e studi professionali che pongono la creatività come core business. Questo non vuol dire, quindi, lotta tra poveri, in un momento di grave congiuntura, ma condivisione di opportunità:
1 - Regolazione del sistema gare e riconoscimento della “creatività” all’interno del formulari di gara
2 - Diritto a poter scaricare le spese effettuate dalle aziende per ricerca, sperimentazione, nuove tecnologie. E incentivi per stage, apprendistato, assunzioni, contratti nell’area creativa
3 - Riduzione fiscali e incentivi in caso di start-up, con particolare attenzione nei confronti di under 30, factory, realtà collettive, in un contesto che valorizzi 3 assi portanti: creatività, ricerca tecnologica, arti
4 - Attivazione di ammortizzatori anche per quelle aziende che non raggiungono i minimali previsti per accedere a cassa integrazione o mobilità
Ho finito. E, detto tra noi, non avrei mai pensato di dover scrivere un giorno un testo simile a un vecchio volantino sindacale o a una predica mormonica. Ma così è. Con la netta sensazione che il social, pensato per unire teste e mondi, possa servire a qualcosa di più che postare una canzone. In questo percorso illuminante il dialogo che gli sceneggiatori di un piccolo film “Generazione 1000 euro” ha messo in bocca a due amici, perennemente stagisti. “Questa è l’unica epoca in cui i figli stanno peggio dei padri….” è il commento di Matteo quando apprende che un suo coetaneo disoccupato lascia Milano per tornare dai genitori: “E qual è la nostra risposta? Mangiare Sushi.” E a me, il sushi, non basta più."
alfredo.accatino@creativi.eu


Le date degli incontri lucchesi che si svolgeranno nelle sale del Museo del Fumetto come l'anno scorso, sono:
- Domenica 30/10/2011 - ore 16:00
Incontro sulla Figura dell’AUTORE DI IMMAGINI con Aldo Di Gennaro, Paolo Rui (Presidente EIF), Ivo Milazzo.
- Lunedì 31/10/2011 ore 16:00
Incontro su FUMETTISTI E ILLUSTRATORI, ovvero "AUTORI DELL'IMMAGINE", interventi su temi e probelemi della professione, condotto da Ivo Milazzo (con il supporto del presente blogger) e Paolo Rui. Ulteriori interventi e partecipazioni saranno specificati nei prossimi giorni. Parleremo di contratti, soluzioni adottate all'estero, lo stato dell'arte.
Non mancate! Non facciamoci deprimere dalla crisi e dai governi incompetenti che ci ritroviamo! L'unica via di uscita è partecipare... come diceva già Gaber qualche secolo fa!

mercoledì 8 giugno 2011

Primiceri fa testo

S'intitola "Il Diritto d'Autore nelle Opere a Fumetti", costa 13 euro e 50 e l'ha scritto (con una mia brevissima prefazione) Salvatore Primiceri. Molti di voi probabilmente lo conoscono come il tenace e non sempre fortunato organizzatore di Fullcomics, la manifestazione che negli ultimi anni ha vagato tra Pavia, Piacenza e Sarzana, ma il suo primo amore è la Giurisprudenza, nella quale si è laureato all'Università Cattolica di Piacenza. Intrallazzando variamente anche nel mondo dell'editoria, prima con le sue Edizioni Voilier e ora con la PE Primiceri Editore che pubblica appunto questo libro, ha deciso di unire le sue due anime dedicando questo lavoro all'annoso problema del Diritto d'Autore applicato al mondo del fumetto. Io non ho ancora avuto il tempo di leggerlo, perciò mi limito a segnalarne l'uscita. Augurandomi che il baldo Primiceri si ricordi dei Diritti degli Autori anche nella sua veste di editore, naturalmente.