martedì 12 ottobre 2010

Professionisti a Tavola

Ci siamo, gente! La Tavola Rotonda, da qualche parte (anche qui sotto) chiamata pure "Stati Generali del Fumetto", è alfine realtà. Qui di seguito il relativo Comunicato Ufficiale con tutte le informazioni al momento disponibili:
Siamo lieti di comunicarvi che Domenica 31 Ottobre 2010 alle ore 17:00, presso una delle sale del Museo del Fumetto (MUF) di Lucca, in concomitanza con la manifestazione Lucca Comics and Games, si terrà un incontro tra gli autori e gli addetti ai lavori dal titolo: “Una Tavola Rotonda-Autori a confronto”. L'evento è organizzato dall’autore Claudio Stassi e moderato dall’autore e giornalista Luca Boschi.
All’ordine del giorno con interventi misurati e cronometrati al fine di dare parola a più autori e addetti ai lavori possibili, si approfondiranno diversi aspetti:
-Ivo Milazzo parlerà del contratto tra autori ed editori e della legge sul diritto d’autore.
- L'avvocato Raffaella Pellegrino, esperta di diritto d'autore, approfondirà l’aspetto legislativo, analizzando le leggi vigenti a tutela della professione.
- Rifletteremo, in analisi di confronto, sui contratti esteri con autori italiani che lavorano per il mercato americano e francese (interventi di Michele Petrucci, Matteo Casali, Emanuela Lupacchino, Luca Enoch, Otto Gabos).
- L’AFUI, nella rappresentanza del Presidente Daniele Pignatelli, interverrà con un'analisi sullo stato delle vendite nelle Librerie specializzate.
- Marcello Toninelli interverrà sull’esperienza dell’ Associazione Fumettisti, creata negli anni Novanta, e del valore di quella iniziativa.
- Michele Ginevra interverrà nel merito d’iniziative istituzionali, pubblicitarie, formative e didattiche che possono espandere l'ambito di diffusione e percezione del Fumetto.
- Gli autori Ratigher e LRNZ, rispettivamente editor e art director della rivista "Pic Nic", free-press di fumetti italiano, descriveranno la loro originale esperienza editoriale.
- Sarà presente un rappresentante del SILF(Sindacato Italiano Lavoratori del Fumetto).
Chiunque potrà partecipare alla Tavola Rotonda.
- Gli autori (sceneggiatori, disegnatori, coloristi, letteristi, grafici, copertinisti…);
- Gli editori (editori che distribuiscono in edicola, editori che distribuiscono in libreria, associazioni culturali, autoproduzioni…);
- Gli Addetti ai lavori (editor, traduttori, edicolanti, librai)
Chi volesse intervenire all'incontro potrà mandare un'e-mail all’indirizzo di posta elettronica c.stassi@gmail.com
Sarà programmata una scaletta con interventi dal pubblico.
L’intera Tavola Rotonda sarà registrata e pubblicata sul web.
Nell’attesa, auguro a tutti buon lavoro. Cordialmente,
Claudio Stassi
Luca Boschi


8 commenti:

  1. ciao marcello
    qualche considerazione
    http://sonoioche.blogspot.com/2010/10/la-tavola-rotonda-degli-autori-di.html
    saludos!

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  2. Ciao, ho letto le tue considerazioni (anche se trovo leggermente fuori luogo questo comune e quasi ossessivo "mettere le mani avanti": facciamolo, quest'incontro, e POI discutiamone senza peli sulla lingua) condividendone molte. Avendo già organizzato un incontro similare quindici anni fa, come si può leggere nei bollettini scaricabili dal blog, ho perplessità anche maggiori delle tue. Ma credo che valga la pena di provarci di nuovo, se non altro per aggiornare il discorso, visto che nel frattempo c'è stata la "rivoluzione internet" (tuttora in pieno corso con i problemi che pongono e le opportunità che offrono iPhone, iPad e similari) che ha spostato alcuni parametri e cancellato tout court una serie di problemi della categoria (quello delle gestione degli originali, per esempio).
    Comunque, per arrivare "preparati" al massimo all'incontro, voglio suggerire la lettura di questo pezzo (http://www.fumettodautore.com/magazine/critica-dautore/1663-stati-generali-del-fumetto-quello-che-gli-autori-non-dicono)
    a chi non ci fosse già arrivato per conto suo curiosando sul blog di Bottero.
    Ci vediamo a Lucca!

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  3. sul "facciamolo questo incontro", assolutamente d'accordo, ci mancherebbe! un blog serve per esprimersi e magari ragionare. le mie considerazioni erano e sono riflessioni personali, che comunque rientrano in un atteggiamento di sostegno all'iniziativa.
    la tua esperienza è preziosa ed è importante che sia a disposizione!

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  4. Scusami Marcello se ri-posto qua lo stesso commento che ho inserito nel blog di Luca ma qui mi pare un luogo ancora più appropriato.
    Se hai idee, opinioni a riguardo tu od altri mi farebbe piacere saperle.

    L'associazione è un mezzo, ora bisogna capire cosa fare, come si può fare e se associarsi è un percorso utile.
    Vogliamo fare un contratto tipo? Ok, discutiamo subito con un legale vediamo come si può fare, se si può fare e soprattutto troviamo qualcosa che non ci si rivolti contro.
    Perché le case editrici non li fanno già?
    Se è per scarsa professionalità ok lo accetteranno ma se è per tenersi liberi avremo dei problemi a richiederlo.
    Certo qualcuno mi dirà che è un primo passo e potrebbe permettere a questo mestiere di avere la dignità che hanno gli altri ruoli professionali, insomma forse sarebbe anche migliore di un aumento di paga ma...sì rimane un ma importantissimo.
    Ammesso che noi abbiamo un contratto sicuro in tasca se non ci danno quei 500 euro di anticipo o non ci danno nota dei nostri diritti d'autore che si fa? Si va da un avvocato? E qui che la questione paghe dignitose ritorna come un una lama di ghigliottina sulle teste dei poveri fumettisti.
    E poi siamo sicuri che non appena ci saranno contrasti non si defileranno tutti gli autori? In fin dei conti hanno accettano fino ad adesso queste condizioni...

    Anche un commento apparso sotto a un post di Michele Ginevra nella sua rudezza esprime problemi reali, ovvero che in molti poi davanti a una pubblicazione non sanno dire di no. Quanti di quelli che promuovono e partecipano attivamente a questa riunione hanno lavorato gratis o per paghe ridicole o con editori che calpestavano i loro diritti? A vedere dai curricula sono diversi. A parte che, io personalmente, avrei preferito se ci fosse stata una autocritica pubblica, niente di male ad aver lavorato per editori piccoli e problematici, la maggior parte degli autori ci sono passati ma spero che con il tempo siano maturati e adesso possano essere critici. E soprattutto sarebbe interessante domandarsi perché lo si è fatto. Perché chiedere a chi ci lavora ad oggi di far cambiare le cose, senza ricordarsi cosa si è fatto e perché temo sia utopistico, se non si preso coscienza degli "errori" fatti, parlare a chi vive certe situazioni. Io ne ho incontrati di giovani che appena gli muovevi critiche si irritavano, tutti parlano bene quando si parla in generale ma appena si va sul personale si giustifica tutto e non facilmente si ammette errore. Penso che spesso si pecchi di non realismo se non prendiamo atto di ciò. Si possono difendere i diritti solo di chi vuole e prova già a difendersi.

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  5. Ciao, Claudia.
    Io, come penso molti altri, avevo letto i tuoi commenti sul blog di Boschi, ma a pochi giorni dalla Tavola Rotonda mi era sembrato più giusto far decantare il già scritto che scrivere ancora, e far ripartire il discorso sulla base degli esiti dell'incontro lucchese.
    Comunque... l'esperienza fatta quindici anni fa con l'Associazione mi ha fatto capire che coinvolgere i colleghi (chiedendo loro oltretutto dei soldi) ha motivo se si ha qualcosa da offrirgli. Non è un caso se, andando avanti, diminuivano sempre più i professionisti e tenevano botta gli aspiranti, che dall'associazione qualcosa speravano: un giudizio sui loro lavori, informazioni su come muoversi nel mondo editoriale, proposte di pubblicazione nei mai varati "Foxtrot presenta" e "Fumettidamille" (vedi ultimi bollettini). Credo che il Silf si sia scontrato con la stessa problematica: perché un professionista (che non sempre e non continuativamente ha soldi da buttare) dovrebbe pagare una quota... a fronte di niente? Quando è nato il Silf credo abbia tentato di riportare "al buon senso" la Disney e i suoi contratti capestro, per esempio, ma non abbia cavato un ragno dal buco. E allora perché pagare un'iscrizione a un sindacato impotente?
    Purtroppo la nostra categoria non lavora in fabbriche o grandi uffici. Né è composta da centinaia di migliaia di figure professionali equiparabili. Siamo quattro gatti, e il potere contrattuale che ne consegue è vicino allo zero. Oltretutto lavoriamo nell'isolamento più (o meno) totale, e ci sentiamo perciò deboli e "ricattabili" dall'editore di turno. E non solo i principianti.
    Ti faccio un esempio: all'inizio di quest'anno alle Edizioni Paoline (con le quali collaboro a vario titolo) un imprecisato amministrativo si è svegliato una mattina e, nel tentativo di risolvere un problemino (probabilmente legato ai collaboratori di Famiglia Cristiana) non ha trovato di meglio che eliminare dai contrattini che vengono stilati e firmati PER OGNI SINGOLA collaborazione (qualche editore li fa, come vedi) la dicitura "per una volta", in modo da garantire all'editore la possibilità di una ripubblicazione non pagata. Io l'ho scoperto per caso (il contrattino, pubblicato anche su uno degli ultimi bollettini, è sempre lo stesso e di solito nessuno lo legge) e ho capito che tagliando quella frasetta e lasciando in vita "cede in esclusiva", i paolini sarebbero diventati proprietari esclusivi e IN ETERNO dei miei lavori, che dunque non avrei mai potuto ripubblicare altrove in volume né in altra forma. Ovviamente, mentre ne parlavo con i colleghi del Giornalino in rete o alle mostre, ho subito telefonato al direttore chiedendo spiegazione di questa decisione "calata dall'alto". Padre Gorla mi ha detto di non saperne niente, ma che si sarebbe interessato. In attesa che i tempi burocratici inevitabili in strutture del genere portassero a qualche risultato, io mi sono cautelato da solo: nei successivi contrattini ho cancellato d'imperio le parole "in esclusiva" (e nessuno se ne è accorto, in amministrazione), riappropriandomi così del diritto di ripubblicare altrove i miei lavori. Alla fine tutto è stato chiarito, la dicitura "per una sola volta" è riapparsa sui contrattini (e io sono tornato ad aggiungere "in esclusiva").

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  6. Seconda parte del commento (che il programma si è rifiutato di pubblicare per intero: troppo lungo!):

    Quando ho telefonato a Padre Stefano per chiedere lumi, però, lui mi ha detto: "Ah! Ora capisco perché Tizio (un collaboratore di vecchia data del settimanale, di cui qui non interessa fare il nome) mi ha telefonato chiedendomi se avevo intenzione di fare qualche tipo di ristampa dei suoi lavori!"
    Ecco: un professionista coi capelli bianchi come me, avendo (evidentemente) scoperto anche lui la correzione effettuata sul contrattino, ha TIMIDAMENTE fatto quella domanda per sapere se si prospettava una ristampa che non gli avrebbe fruttato una lira, ma (pur in una situazione di correttezza esemplare nei rapporti tra editore e collaboratori, consolidata nei decenni) non ha avuto IL CORAGGIO di chiedere direttamente spiegazione al direttore come ho poi fatto io.
    Questo per farti capire lo stato d'animo che più o meno ci portiamo tutti dietro.
    E qui torniamo all'Associazione. Se fosse stato iscritto a un'Associazione Fumettisti, quell'autore si sarebbe rivolto ad essa per far valere i propri diritti e chiedere il ripristino della importante dicitura? E l'Associazione avrebbe avuto il titolo e la forza per presentarsi all'editore come controparte? Credo che la sostanza sia tutta qui: se i fumettisti sapranno (vorranno) darsi un'organizzazione che li rappresenti e che abbia forza e credibilità sufficiente per presentarsi davanti agli editori a nome dei suoi iscritti, allora vale la pena di rimboccarsi le maniche e cercare di costruirla (ma servono una sede, dei responsabili, una segreteria...), altrimenti andremo incontro a nuove frustrazioni come quelle già vissute dall'Associazione Fumettisti, dall'Anonima Fumetti e dal Silf. E gli autori dovranno continuare a difendersi in prima persona. Quando hanno le conoscenze, l'intelligenza e "il coraggio" per farlo.
    Quanto agli autori che hanno lavorato e lavorano gratis o quasi per piccoli editori, inutile farne un dramma, secondo me. Se potessero lavorare per Bonelli (o altre grandi strutture, in Italia o all'estero), lo farebbero. In alternativa, tutto può servire. Anch'io, da editore, ho pubblicato su Fumo di China senza pagarli Luca Enoch, Vanna Vinci, Teresa Marzìa e decine di altri, Quasi tutti approdati poi a produzioni professionali ben retribuite. Credo che nessuno di loro si sia sentito "sfruttato" o "derubato" da me, anzi: di solito mi ringraziano per aver permesso loro di far vedere cosa sapevano fare. E, come autore, do tuttora i miei lavori a Cartoon Club (curando gratuitamente anche la parte redazionale e grafica) senza prendere una lira d'acconto. Tanto so che i libri vendono, e i soldi arriveranno. E se non vendono, io ho rischiato il lavoro, l'editore i costi di stampa e distribuzione. E' giusto che entrambi paghiamo i nostri errori!
    Naturalmente un conto è se un piccolo editore e un autore "investono" a braccetto su un progetto. Un altro conto è se l'editore è un ROBUSTO editore, che allora deve farsi carico dei costi delle proprie scelte e dunque pagare anche gli autori come paga (o dovrebbe pagare) il tipografo e il distributore.
    Questo è quanto, per il momento.
    Ci vediamo alla Tavola Rotonda?

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  7. praticamente hai pronunciato il tuo intervento.
    ribadisco un sano e inequivocabile "parole sante vecchio cammello"
    :-)

    per claudia, ti leggo qua e là. vorrei replicarti qualcosina. qua o là si vedrà... ;-)

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  8. qualche altra considerazione qua
    http://sonoioche.blogspot.com/2010/10/sovrapposizioni.html

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